Per una volta i ruoli si invertono. È questa l’iniziativa proposta da un istituto superiore paritario, il Sigmund Freud di Milano. Nella scuola, infatti, è stata sperimentata la “Pagella dei Docenti”. Agli studenti, ovviamente su base volontaria, è richiesto di compilare un questionario di 28 domande. Si richiede di valutare le modalità di spiegazione, i carichi di lavoro, il rapporto con la classe e, dunque, la qualità della didattica. In tal modo, i ragazzi prendono parte attivamente al processo educativo. E lo fanno “mettendo i voti” ai docenti del proprio consiglio di classe. Una vera e propria valutazione. In tal modo, i docenti possono ricevere dei feedback concreti, da utilizzare per migliorare costantemente la propria didattica.

La “Pagella dei Docenti” è uno strumento utile?

In base a quanto riporta Ilsole24ore, secondo un sondaggio il 79% degli allievi interessati dall’iniziativa ritiene che la “Pagella dei Docenti” sia uno strumento valido ed efficace. Addirittura, il 97% lo ritiene uno stimolo per i docenti e il 99% lo vorrebbe applicato in tutte le scuole. In Italia è al momento una rarità. Non è così in tanti altri Paesi, come spiega il dirigente dell’istituto Freud, Daniele Nappo. “La valutazione del corpo docente è un’attività che ha preso avvio in gran parte dei Paesi europei e non solo: Inghilterra, Scozia, Irlanda, Galles, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia, Canada fra i tanti, anche nelle scuole secondarie di II grado”. L’obiettivo è quello di migliorare costantemente la qualità della didattica. Inoltre, è possibile offrire alla direzione didattica un quadro più completo delle competenze dei docenti.

Il dirigente Nappo (Freud): “Il criterio dell’anzianità presenta consistenti lacune”

Il dirigente dell’Istituto Freud ha poi fatto un confronto tra il criterio dell’anzianità, metodo basato sulla quantità, e una tipologia differente di valutazione dei docenti, basato appunto sulla qualità. “Il criterio in base al quale si esprime la preferenza nei riguardi dei docenti, ossia le ‘famose’ graduatorie, è basato fondamentalmente sul criterio dell’anzianità, che presenta consistenti lacune, com’è facile intuire. Più anni di servizio il docente ha alle spalle, e migliore è la qualità del suo insegnamento? Ciò è quantomeno discutibile. È chiaramente un metodo basato sulla quantità e non sulla qualità della didattica. E una volta che il docente è giunto a ottenere il posto fisso poco si può fare in quelle situazioni in cui la didattica proposta dall’insegnante non funziona”.