Remunerazione
Soldi e orologio

Al contrario di quanto ci si aspettava, nel Def approvato dal Governo e trasmesso alle Camere non c’è alcuna traccia a proposito della Riforma pensioni 2025. L’unica certezza è la limitata disponibilità economica che l’anno prossimo potrebbe influenzare significativamente le scelte in ambito pensionistico.

Approvato il Def 2024: nessuna novità per le pensioni

Nel Documento di Economia e Finanza approvato dal Governo non sono ancora stati definiti gli obiettivi programmatici della prossima legge di Bilancio. Gli unici punti fermi riguardano il rinnovo del taglio del cuneo fiscale rimarcato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la volontà di portare le pensioni minime a mille euro, come dichiarato dal vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani.

Oltre a queste anticipazioni non ci sarebbero ulteriori indicazioni circa il futuro del sistema pensionistico. Dopo aver annunciato di voler attuare una Riforma strutturale, il Governo potrebbe essere costretto a tornare sui suoi passi a causa delle insufficienti risorse economiche. In teoria dal Def si sarebbe dovuto delineare un quadro più preciso almeno sulle sorti di Quota 103, Opzione donna e Ape sociale, in scadenza alla fine del 2024. Tuttavia i numeri riguardanti la crescita del Pil, il deficit e il debito hanno lasciato poco margine per ipotizzare per il momento quali saranno le principali misure pensionistiche della prossima Manovra.

I dati

Nel Def approvato dal Consiglio dei Ministri, il Pil per il 2024 è stato fissato al +1%. In ribasso rispetto alla stima della Nadef in cui era al +1,2%. Il deficit resta invece per quest’anno al 4,3%, per poi passare al 3,7% nel 2025 e al 3% nel 2026. Mentre il debito dovrebbe essere nel 2024 al 137,8% per poi aumentare al 138,9% nel 2025 e al 139,8% nel 2026.

“Il debito pubblico in risalita previsto dal Def è pesantemente condizionato dai riflessi per cassa del superbonus nei prossimi anni”. Ha spiegato Giorgetti. “Ma dopo il 2026 comincerebbe a scendere”. Ha rassicurato il ministro, il quale ha confermato ancora una volta la resilienza dell’economia italiana, con l’occupazione che continua ad andare bene e un’inflazione contenuta.