Negli ultimi sei anni la spesa pensionistica ha raggiunto +70 miliardi di euro e si stima che nel prossimo triennio possa raggiungere +100 miliardi. A lanciare l’allarme Anief, per cui tuttavia potrebbero esserci alcune possibili soluzioni.
Allarme pensioni: spesa previdenziale fuori controllo
L’attuale sistema previdenziale caratterizzato da requisiti sempre più stringenti obbliga tantissimi lavoratori ad andare in pensione a 70 anni. Nonostante ciò, la spesa previdenziale starebbe continuando a crescere. Negli ultimi anni si è registrato un incremento di 70 miliardi e guardando al prossimo triennio ci si aspetta che la spesa possa arrivare a +99,6 miliardi. Con le uscite pensionistiche che potrebbero toccare i 368,1 miliardi (15,5% sul Pil) contro i 268,5 di fine 2018 (15,2% sul Pil). Un trend che pare già confermato anche quest’anno con una spesa che dovrebbe arrivare a 337,4 miliardi (15,6% del Pil) con una crescita del 5,8% rispetto al 2023.
Le soluzioni proposte da Anief
“Siamo al danno oltre la beffa perché si lavora per 40-50 anni, si va in pensione sempre più tardi. Con un assegno di quiescenza tagliato del 30%, e ora ci dicono che i conti dell’Inps sono in profondo rosso”. Ha commentato il presidente Anief Marcello Pacifico. “La contraddizione diventa ancora più intollerante quando si obbliga del personale dipendente, come i docenti, a rimanere in servizio anche se si è facile vittima del burnout”. Ha aggiunto subito dopo il rappresentante sindacale, sottolineando come l’aumento della spesa non si possa di fatto imputare ai meccanismi di uscita anticipata, concessi solo in cambio di forti tagli sull’assegno. Un paradosso che si fa sempre più evidente se si pensa che andando avanti con gli anni, con l’entrata a regime del sistema contributivo, “i requisiti per lasciare il servizio e le somme percepite una volta pensionati saranno sempre più a sfavore dei lavoratori”.
Secondo Pacifico, per fornire una risposta valida alla situazione attuale, sarebbe opportuno applicare al comparto scuola le stesse regole in vigore per i lavoratori delle forze armate, in modo tale da dare la possibilità anche a docenti e Ata di realizzare il riscatto gratuito degli anni di formazione, più l’eventuale integrazione dei fondi bancari. Per quanto riguarda l’aumento della spesa sociale legata all’Inps, lo Stato potrebbe invece intervenire pagando mensilmente sia i contributi ai 3,5 milioni di dipendenti pubblici, sia la sua parte di TFR/TFS. “In questo modo potremmo risanare i conti e andare pure prima in pensione“. Ha infine concluso Marcello Pacifico.